Immersioni a Ventotene
La Secchitella
Forse l’immersione più nota e frequentata di Ventotene, per la facilità d’esecuzione, la ricchezza e la varietà di vita e per la rigogliosa prateria di posidonia presente, sede d’infinite sorprese. Irregolari formazioni rocciose delimitano ampie zone di sabbia chiara che, riflettendo la luce, danno all’ambiente, anche in profondità, una luminosità particolare. Le pareti, sono ricoperte da spugne ed alghe d’ogni specie, che creano un arcobaleno di colori. Caratteristico l’arco passante, noto a tutti i subacquei che frequentano Ventotene, la cui parte superiore è colonizzata da alghe, mentre quell’inferiore da estese colonie di spugne viola, grigie ed arancioni. Nella stagione estiva sosta un folto banco di barracuda e sono frequenti le cernie, anche di grandi dimensioni, che rimangono immobili di fronte al subacqueo finchè ritengono non ci sia pericolo; ai limiti della visibilità sono sempre presenti grossi dentici. Qui sono frequenti gli incontri indimenticabili: branchi di tonnetti che girano in tondo a velocità folle, lenti e silenziosi tonni giganti in caccia, pesci luna e ricciole che superano i 30 kg di peso. Disseminati lungo tutto il tragitto subacqueo s’incontrano spirografi dall’enorme ciuffo branchiale, particolarmente evidenti quando si stagliano sulle verdi foglie della posidonia.
Molo IV
Prende il nome dall’approdo alla scala d’accesso, interamente scavata nel basalto dai detenuti, al penitenziario sul lato nord est dell’isola di Santo Stefano. Questo sito d’immersione è caratterizzato
da una franata di massi che a partire dai cinque metri sino ai quarantacinque offrono la possibilità di pianificare immersioni dalle più semplici alle più impegnative . Il punto più coreografico è la parete colonizzata da bellissime paramuricee tra le quali spiccano enormi ciuffi di spirografo. Tra gli organismi bentonici risaltano, per il loro colore arancione, estese colonie d’Astroides calycularis, moltissime spugne e margherite di mare. Le parti non esposte alla luce sono concrezionate da briozoi, alghe calcaree e serpulidi.. Il fondale è ricco di Pinna Nobilis.
Sciarrani, perchie, donzelle, cernie brune, saraghi, salpe e muggini animano le batimetriche.
Intorno ai 45 metri una spianata di sabbia interrompe il fondale roccioso; superandola appaiono alcuni enormi massi, che si spingono fino a 55 metri. Ognuno di questi ha un “microcosmo” diverso: uno è tappezzato di decine d’esemplari di Halocynthia papillosa, un altro ospita moltissimi crinoidi (Antedon mediterranea), un altro ancora alcuni esemplari d’Eunicella cavolinii su cui è abbarbicato un bellissimo esemplare d’Astrospartus mediterraneum. I minuti scorrono velocissimi, circondati da una miriade di soggetti rari da fotografare, una sorta di Disneyland per fotografi subacquei. E’ di solito presente corrente d’intensità variabile, la sicura responsabile di tanta ricchezza di vita e trasparenza dell’acqua.
La Secca di Gaudioso
Personalmente ritengo sia una delle più belle immersioni di Ventotene, dal punto di vista fotografico. Tre enormi massi, vicini tra loro, originano pareti verticali, alte più di dieci metri. Il tragitto si snoda intorno a questi, tra i 35 ed i 60 metri di profondità, quindi si tratta di un tuffo piuttosto impegnativo. Ognuno dei tre massi, come consueto in questi fondali, ha caratteristiche diverse. Su uno di queste vive un’incredibile quantità di stupende gorgonie rosse, grandi, di solito con tutti i polipi aperti, rigogliosissime nonostante la presenza periodica di mucillaggine. Su di un’altro, un poco più basso, un tappeto di gorgonie gialle. Sulle parti in ombra sono concentrate colonie di spugne gialle del genere Aplysina e di viola Haliclona mediterranea. Una colonizzazione così netta dello spazio a disposizione è dovuta sicuramente alle esigenze della diverse specie, che hanno “scelto” caratteristiche idrodinamiche e di luce ben precise nelle diverse aree. I tre sommi sono avvolti da una vorticosa nube di pesci, mentre lungo le pareti si possono individuare aragoste, cernie, murene e panciuti ricci melone. Anche in questa secca, abbarbicata ai rami di una paramuricea, vive un bell’esemplare d’Astrospartus mediterraneum.
La grotta dei gamberi
La zona prospiciente Capo dell’Arco è ricchissima di scogli spettacolari, spunti per varie immersioni. La Grotta dei gamberi si trova a circa 40 metri di profondità, in una zona spesso battuta da correnti sostenute. Esistono due ingressi alla grotta, uno più stretto ed uno più ampio. In ogni modo per effettuare buone fotografie è indispensabile entrare soli e controllare perfettamente l’assetto, poiché il fondo è limaccioso ed è facile sollevare sospensione.
All’interno la grotta è ampia ma la volta piuttosto bassa, è importante respirare lentamente perché le bolle di scarico causano la caduta di particelle dal soffitto. La luce dall’esterno si diffonde in tutta la grotta, meno negli anfratti più angusti in cui si rifugiano belle musdee e grossi gronghi. Spettacolare lo sciame di gamberi Plesionika narval, che con la loro livrea azzurra e rossa e la loro eleganza sono protagonisti di una coreografia straordinaria.