Nautilus TDC, Imperia e la Secca di Santo Stefano
Situata in una bella posizione, presso la foce del torrente Impero ed al centro della Riviera dei Fiori, il Comune di Imperia è formato dall’unione di due cittadine, Oneglia, adagiata in piano e Porto Maurizio che si presenta, invece, raggruppata in modo pittoresco su un suggestivo promontorio. Oneglia fu fondata, prima dell’anno Mille, dagli abitanti di Castelvecchio, località dell’interno distrutta dai pirati saraceni. Porto Maurizio è di origine romana, il suo porto acquistò importanza sin dal VI secolo dopo Cristo. Oneglia e Porto Maurizio sono state unite nel 1923 per formare il nuovo capoluogo della Provincia di Imperia. La cittadina è molto nota per la salubrità del suo clima e per la bellezza dei suoi dintorni e dell’entroterra oltre che per essere uno dei più fiorenti centri italiani per la produzione dell’olio d’oliva e delle paste alimentari. I fondali circostanti
la zona di Imperia sono sorprendentemente belli, vari e ricchi, considerato il fatto che non si tratta di zone sottoposte a nessuna forma di tutela. La Secca di Santo Stefano è uno dei punti più interessanti per le immersioni dell’intera regione ligure. E’ molto vasta e variegata: quasi otto chilometri di perimetro composto di pareti, anfratti e spaccature, a profondità variabili dai 15 ai 40 metri. La ricchezza d’ambienti diversi è notevole: zone sabbiose, zone fangose, coralligeno e posidonieto. Sono presenti due versanti, uno
esposto ad oriente ed uno esposto ad occidente, diversissimi per conformazione, habitat, fauna e flora. La corrente dominante si dirige da est verso ovest e crea una netta divisione tra i due ambienti che in realtà distano solo poche centinaia di metri. La parte rivolta ad est, che è poi la più battuta dai
subacquei, è caratterizzata da cadute più ripide, acqua più limpida e dalla presenza d’invertebrati come le gorgonie rosse (Paramuricea clavata), le gorgonie gialle (Eunicella
cavolinii), quelle bianche (Eunicella stricta e verrucosa) che, benché siano più comuni a profondità superiori, è presente in alcuni punti. Molti altri celenterati sono presenti: Parazoanthus axinellae, Leptosamnia pruvoti, Polycyathus muellerae, Phyllangia mouchezi, Cerianthus membranaceus. Alcune specie, che ecologicamente sono indicatrici d’ambienti più fangosi, come la gorgonia Leptogorgia sarmentosa e la madrepora Cladocora caespitosa, sono qui abbastanza rare e di piccole dimensioni. Tutti questi organismi, insieme al viola delle alghe calcaree, all’arancione dei Parazoanthus axinellae, al verde intenso dell’alga Halimeda tuna ed ai colori vivaci delle tante spugne (tra le quali le grandi Axinella),
compongono una tavolozza di colori incredibile. In quest’ambiente si muovono branchi di castagnole (Chromis chromis), castagnole rosse (Anthias anthias), zerri (Spicara smaris) e menole (Spicara maena). Ovunque le spaccature delle rocce formano tane ed anfratti abitate da gronghi (Conger conger), murene (Muraena helena), astici (Homarus gammarus), musdee (Phycis phycis) e molti altri organismi, magari meno appariscenti. La parte rivolta ad ovest, invece, presenta cadute più ampie e tormentate, acque generalmente più torbide rispetto a quelle della zona che, comunque, raramente vanno al di sotto di 15/20 mt di visibilità ed una fauna sessile
completamente diversa: assenza delle grandi gorgonie rosse, maggiore presenza delle spugne, grandi esemplari di Leptogorgia, enormi colonie di Cladocora. Diffusi un po’ ovunque enormi spirografi. Ci sono poi molti organismi che frequentano la secca solo in alcune stagioni, appaiono per alcuni mesi per poi scomparire fino allo stesso periodo dell’anno successivo. Gennaio è il mese del Pesce San Pietro (Zeus faber), comune in Mediterraneo, normalmente però a profondità maggiori. Verso la metà di febbraio è la volta della rana pescatrice (Lophius piscatorius) caratterizzata da una testa sproporzionata rispetto al resto del corpo, con un’enorme bocca munita di denti aguzzi. Fino alla fine d’aprile potremo incontrarla, anche se il momento di massima diffusione coincide con il mese di marzo. Alla fine d’aprile inizia a fare la comparsa sull secca un altro pesce ritenuto dai subacquei un buon incontro: il barracuda (Sphyraena viridensis). In agosto invece potremo vedere branchi composti di centinaia di barracuda che, immobili in corrente, sostano nei pressi della Secca, soprattutto nelle zone sopra la caduta. Agosto è il mese privilegiato per incontrare il pesce luna (Mola mola). L’estate è anche il periodo migliore per osservare le cernie brune (Epinephelus marginatus). Alla fine dell’estate sulla Secca di Santo Stefano arriveranno molte specie di passo, tra le altre: Lampughe (Coriphaenahippurus), Palamite (Sarda sarda) e Ricciole (Seriola dumerili). Verso metà settembre e fino alla fine di ottobre gli anfratti della Secca si popoleranno di aragoste (Palinurus elephas), avvicinatesi a costa dalle zone più profonde per la riproduzione. Finiamo la carrellata con un altro crostaceo che di solito diviene abbastanza comune verso la fine dell’anno, raggiungendo la massima diffusione sulla Secca in dicembre: la Granceola (Maja squinado).